Storia critica del calcio italiano by Gianni Brera

Storia critica del calcio italiano by Gianni Brera

autore:Gianni Brera [Brera, Gianni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 1976-02-29T23:00:00+00:00


Carlino Beretta il candido

Ancora in novembre, il giorno 25, nazionale impegnata a Lugano. La formazione subisce un autentico terremoto. Eccola: Moro (Sampdoria); Silvestri (Milan), Bonomi (Milani; Annovazzi (Milan), Tognon (Milan), Grosso (Milan); Lucentini (Sampdoria), Lorenzi (Inter), Boniperti (Juventus), Gei (Sampdoria), Burini (Milan). Il Milan ha lo scudetto sulle maglie e Busini può imporre difesa e mediana: non, purtroppo, il Gre-No-Li. Gli svizzeri fanno catenaccio: hanno cioè due terzini in area, come l’Austria, l’Uruguay e le superstiti metodiste italiane quali Triestina e Modena, costantemente dissanguate dalle vendite e ormai destinate a scomparire dalla serie maggiore. In Italia si fa WM puro (e stolido) come piace agli ospiti stranieri, che sono quasi tutti attaccanti. Nei confronti degli svizzeri nutriamo uno spocchioso e ingiustificato superiority complex. Li attacchiamo, naturalmente, come si meritano, e buschiamo al 15’ da un contropiede del quidam Riva IV. Pareggerà a stento Boniperti a 6’ dalla fine. Decisamente, siamo scaduti a orfanelli del calcio.

Il sospetto diviene amara certezza il 24 febbraio 1952 a Bruxelles. Il Belgio ci riceve e infila. Attacchiamo sempre noi, sbilanciati come allocchi. Il Belgio para e risponde. Un rigore di Tognon propizia l’avvio al 24’: segna Moes, ala sinistra, che si ripete al 35’ con un tiro da fuori.

La conduzione tattica è penosa come e più di sempre. Obbietto a Beretta che non si può giocare per molto tempo a ridosso dell’area avversaria senza buscarle sode: risponde che aveva pur detto ai suoi prodi di arretrare, ma - incredibile! - i belgi non li seguivano. Cascano le braccia. Ecco a ogni modo la formazione compicciata dal nostro Carlino con la complicità di Busini: Moro; Grosso, Cervato; Annovazzi, Tognon, Piccinini; Muccinelli, Boniperti, Lorenzi, Pandolfini, Carapellese. Oltre ad ammucchiarci in area belga, i nostri leoni ruggiscono molto di contraggenio: in verità i loro stinchi sono troppo preziosi perché si possano rischiare così di leggieri!

II ricordo dell’umiliante trasferta brussellese è mitigato da una divagazione a Ostenda, capitale delle ostriche. I giornalisti sono invitati dalla Federazione, tanto bisognosa di affetto. A fare gli onori di casa è un homo novus di Ferrara, certo Dr. Giuseppe Pasquale detto Beppe, originario di Bisceglie. Prima di interessarsi al calcio era arbitro di boxe. Lo ha accalappiato Paolone Mazza per la sua Spal; ha portato alla ribalta federale il gruppo dei giovani turchi capeggiato dal Conte Alberto Rognoni del Cesena. Giuseppe Pasquale parla a scatti e sussulti, accompagnandosi con strane piroette delle dita. Le ostriche, divorate a centinaia, sono di ottima qualità.

Carlino Beretta ha tre mesi di tempo per rifarsi il morale. Toni Busini e G. P. Combi lo lasciano solo. Per insistenza di qualche sentimentale vizioso di calcio (quorum ego), Ottorino Barassi si lascia andare a promettere che Giuseppe Meazza avrà un incarico federale. Ne approfitta Beretta per mettersi ancora più quieto. Il prestigio del Pepp è sempre molto elevato. Lo rispettano anche i giocatori: se è lui a impartire un consiglio, difficile che se ne risentano. Purtroppo, l’intelligenza del Pepp è tutta vernacola e si riassume il più delle volte in benevola arguzia.



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